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È possibile prevenire la corruzione elaborando strategie basate su dati empirici? Se sì, come? Quali metodi ed indicatori sono stati impiegati per misurare la corruzione e quali potranno essere utilizzati in futuro? Anche da questo punto di vista il problema della corruzione in Italia è stato per lungo tempo sottovalutato. Interventi adeguati per il suo contrasto sono stati più volte rimandati, nonostante il fenomeno avesse raggiunto dimensioni progressivamente sempre più allarmanti. La mancanza di adeguate politiche volte a prevenire la corruzione ha causato la sua cristallizzazione all'interno delle istituzioni pubbliche italiane, in un sistema gelatinoso in cui risulta difficile individuare corrotti e corruttori. Il recente cambio di prospettiva introdotto dal legislatore con la legge 190/2012 ha spostato il focus del contrasto alla corruzione da un approccio punitivo ad uno di tipo preventivo. In questo senso, la prevenzione si concentra sulla riduzione del cosiddetto "rischio corruttivo", come previsto dal comma 5 della legge 190/2012 che richiede alle pubbliche amministrazioni di dotarsi di "un piano di prevenzione della corruzione che fornisce una valutazione del diverso livello di esposizione degli uffici al rischio di corruzione e indica gli interventi organizzativi volti a prevenire il medesimo rischio". Il percorso preventivo così delineato necessita di una solida base empirica che permetta ai policy maker di elaborare misure efficaci ed efficienti, massimizzando in questo modo l'azione di contrasto. Questo volume intende compiere un primo passo in tale direzione, attraverso lo sviluppo di un modello di analisi del rischio in una prospettiva pluridisciplinare che comprenda fattori giuridici, criminologici, economici e sociali. Tra essi: norme giuridiche e struttura dello Stato; strutture sociali, assetto dell'informazione, religione; benessere, occupazione, regolazione economica; criminalità organizzata.